Cocktail mon amour: origini di una coda di gallo.

Bisogna aspettare il 1806 per la parola cocktail. E la medaglia d’oro va agli americani che per l’ennesima volta, sono arrivati prima di tutti.
E’ il maggio 1806 e il giornale newyorkese Balance and Columbian Repository pubblica la parola per la prima volta, grazie all’articolo del direttore che risponde alla domanda di un lettore interessato “Che cosa è un cocktail?”. La risposta fu diretta, definendolo come una “bevanda stimolante composta da superalcolici di vario tipo, zucchero, acqua e amari”.
Chissà se l’ignaro lettore si sarebbe immaginato che dal quel momento in poi, la lezione datagli dal buon direttore si sarebbe trasformata in qualcosa di molto più grande.
Il termine è diventato parte del linguaggio comune e da New York a Tokyo, da Parigi a Melbourne, passando per Cape Town e Brasilia, il nome è sempre lo stesso, cocktail. Una parola con etimologia misteriosa che tante storie cercano di raccontare e tutte, più o meno, hanno una linea comune ovvero il richiamo al gallo.
Pare che i marinai sbarcati in Inghilterra, trovassero conforto presso una taverna chiamata Tail of the Cock che serviva bevande ottenute mescolando vari ingredienti, considerate le antenate dei nostri cocktail.
Attraversando l’Oceano Atlantico, ci imbattiamo in un’altra storia che fa riferimento ad una tradizione azteca che prevedeva la preparazione di misture con l’aggiunta di piume della coda del gallo ( in inglese, coda di gallo è per l’appunto cock tail). Un’altra leggenda azteca narra di una principessa chiamata Còctel che era solita preparare una bevanda, scoperta dai sudisti americani una volta arrivati in Messico. Molto interessante è anche la vicenda del celebre Antoine Amédée Peychaud, farmacista creolo originario della colonia francese di Haiti, celebre per avere creato il suo bitter. Nella sua farmacia di New Orleans, Peychaud serviva un Cognac con l’aggiunta di bitter e spezie in un doppio portauova ribattezzato Coquetier, parola poi storpiata da un’incontenibile pronuncia inglese cocktay.
Contemporanea a Monsieur Peychaud, Miss Betty Flanagan era la proprietaria di una taverna dalle parti di New York e preparava una miscela servendola all’interno di una bottiglia che aveva la forma di una coda di gallo. I soldati francesi ne rimasero entusiasti e portarono nel loro paese il ricordo di questa bevanda che chiamavano con una pronuncia tutta francese.
Le storie sono ancora tante e alcune sono più fantasiose e altre meno, ma più probabili; lasciamo a voi la libertà di credere a quella che vi piace di più o di costruirne una tutta vostra.
A noi piace pensare che qualche antenato del Gallo del Negroni abbia messo un po’ di sé nella parola cocktail.
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